2 febbraio, Salvador de Bahia e la festa di Iemanjà
Il 2 febbraio 2016 mi trovavo a Salvador, capitale dello stato di Bahia, in Brasile.
Avevo iniziato da pochi giorni il mio viaggio in solitaria in Sud America, tra Brasile ed Ecuador. Sarei tornata a casa tre mesi e mezzo dopo.
Ogni anno a Salvador de Bahia, il secondo giorno di febbraio, si celebra una grande festa in onore di Iemanjà, la Dea del Mare.
In questo giorno, torna forte il legame, in realtà sempre presente, tra l’Africa e questa parte di nuovo continente.
Storicamente infatti, il popolo yoruba nativo della Nigeria e dell’Africa Occidentale, una volta fatto schiavo dai colonizzatori europei, si fece forza durante la traversata, invocando e pregando le proprie divinità.
Raggiunta la terra ferma, gli schiavi africani avrebbero dovuto convertirsi al cristianesimo, ma volendosi sentire liberi almeno nell’anima, finsero di accettare la nuova fede, e diedero vita ad una religione sincretica, il Candomblé, caratterizzata dall’apparente accettazione del nuovo credo cristiano, mentre in realtà, i prigionieri, continuarono a praticare e a credere nel proprio culto di origine.
Bahia, è lo stato brasiliano con la più alta percentuale di persone di origine africana, e durante la festa di Iemanjà, nella spiaggia del Rio Vermelho (il quartiere di Salvador dove si celebra la Dea del Mare), insieme all’odore dell’oceano Atlantico, si respira una grande spiritualità.
Iemanjà, è la Madre di tutti gli Orixa, le divinità venerate dal Candomblé. Si contano circa 300 Orixa, e ognuno di questi, in base alle leggi del sincretismo, rappresenta un santo cristiano.
Iemanjà, significa letteralmente madre i cui figli sono i pesci, ed è perciò colei che crea la vita, visto che si suppone che la vita sia nata nell’acqua del mare, luogo dove la stessa Iemanjà è nata. Essendo la madre di tutti, Iemanjà è stata sincretizzata dagli schiavi africani con la Madonna.
Sono stata in Brasile due mesi, e per varie e differenti ragioni, mi attivai per incontrare un pai o mae de santo, le massime autorità spirituali in carne ed ossa del Candomblè; incontrai diverse difficoltà e non ebbi modo di poter esaudire questo mio desiderio.
Successivamente, durante un mio recente viaggio a Cuba, ho voluto portare avanti questo tipo di ricerca. Ne parlerò meglio in un’altra occasione.
Accenno soltanto che il popolo yoruba, fu fatto schiavo anche in Terra cubana, luogo in cui questa religione sincretica prende il nome di Santeria, e dove la dea del mare si chiama Yemaya.
Forse a Cuba, sono stata più fortunata che a Bahia.
Tornando a Iemanjà, questa Orixa viene festeggiata a Salvador a partire dal 1923, anno in cui, il 2 di febbraio, alcuni pescatori del Rio Vermelho stanchi dell’insufficiente pescato quotidiano, decisero di uscire in mare e di offrire dei doni a Iemajà: non a caso, questa divinità è la protettrice dei pescatori.
Da quel giorno, nel quartiere del Rio Vermelho a Salvador, il 2 febbraio di ogni anno, la gente si riunisce per la strada e nella spiaggia sottostante, e fiori e altri doni vengono offerti alla Dea del Mare.
In una spiaggia gremita di partecipanti, grande emozione viene nel vedere tantissime persone, cercare un angolo isolato e personale, in cui raccogliersi alcuni attimi in un intimo silenzio fatto di pensieri e desideri, prima di lasciar andare il fiore dalla mano verso l’oceano, in dono a Iemanjà.
Anch’io ho partecipato a questa offerta, e come tutti, ho osservato il moto del mare, per cogliere l’intenzione di Iemanjà circa il mio gesto: se il fiore o altro dono, ritorna alla riva, significa che la Dea del Mare non sarà benevola.
I colori di Iemanjà sono i colori del mare, il bianco e il blu, e se vi trovate a Salvador de Bahia il 2 di febbraio, vestitevi di bianco e non perdetevi questa festa!
Spero che questo articolo ti abbia in qualche modo aiutato.
Grazie per la tua lettura.
Cristina – Bagaglio a Bordo
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