paradiso Borneo

Racconti dal Borneo: l’uomo che salva le tartarughe – 2° parte

Tempo di lettura: 9 minutes

Nel precedente articolo, ho parlato di come ho scoperto dell’esistenza di Roland e dell’avventuroso viaggio fatto per raggiungerlo.
Qui andrò avanti con la storia, raccontando i giorni passati in un villaggio che si chiama Lupa Masa (dal malese Dimentica L’ora) e della vita che qui scorre lenta, in una tipica longhouse in stile Rungus situata in un pezzo di paradiso tra palme da cocco e l’indimenticabile mare nei pressi di Tip of Borneo, nel Borneo Malese.
Al termine di questo articolo, conoscerete l’ammirevole progetto di Roland per la salvaguardia delle tartarughe marine: sono sempre più convinta che i sognatori salveranno il mondo!

Se ancora non l’hai fatto, leggi qui la prima parte di questa storia vera che viene dal Borneo.
Prenditela comoda: se vorrai fare il mio stesso viaggio, avrai tutte le informazioni per raggiungere Roland; se invece non intendi fisicamente arrivare in questo luogo, spero comunque che tu possa viaggiare attraverso le parole e le immagini che ho voluto condividere con te.

I giorni con Roland e la sua famiglia nei pressi di Tip of Borneo

Roland mi accompagna verso il mio alloggio, distante circa una cinquantina di metri dalla sua abitazione. Attraversiamo uno stretto e diritto sentiero di terra battuta, circondato da alti arbusti, banani, palme da cocco, manghi e dell’altro verde di cui non conosco il nome. Intravedo anche il giaca, il frutto da albero più grande del mondo, ma purtroppo non è ancora pronto per essere raccolto. Le galline scappano al nostro passaggio.

frutta esotica

il giovane Giaca…

Ad un certo punto, mentre sulla sinistra intravedo un grande orto recintato con degli alti arbusti sorretti da pali di legno (come i nostrani pomodori, tanto per intenderci), sulla destra appare un largo spazio, con al centro una lunga casa fatta di legno e paglia circondata da numerosi cespugli di fiori colorati. Sembra un piccolo paradiso! Arriviamo all’ingresso dell’abitazione, ci togliamo le scarpe e saliamo 4 o 5 gradini: come la casa di Roland, anche questa costruzione sorge sopra ad una bassa palafitta.

Roland ha un atteggiamento sempre pacato e non parla molto. Quella che parla tanto sono io, entusiasta dell’avventura che sto vivendo!
Lui mi ascolta attentamente, anche un pò incuriosito. Mi dice che attualmente non ci sono altri ospiti. Una famiglia canadese si è fermata lì per un paio di notti, ma è ripartita già da una settimana.

Roland mi spiega che assieme al pernottamento, è di solito compresa anche la colazione. C’è inoltre la possibilità di mangiare con lui ed i suoi congiunti, anche all’ora del pranzo e della cena. Spiego a Roland che questo mi farebbe molto piacere, ma visto il Ramadan in corso e l’esperienza avuta pochi giorni prima con una gentilissima famiglia musulmana, non volevo di nuovo ritrovarmi di fronte a persone che, seppur con profondo amore, mi avevano preparato il pranzo senza poter anch’essi cibarsi. Finisco con l’esprimere il mio rispetto nei confronti di altre credenze, e domando a Roland se anch’esso fosse di religione musulmana.

Lui mi osserva un attimo, e pacatamente afferma che questa è una domanda intelligente. Mi comunica che lui e la sua famiglia sono di religione cristiana, come la maggior parte del popolo Rungus, la sua etnia. Accolgo così, l’opportunità di condividere con loro anche i pasti principali del giorno.

Regalo a Roland una scatola di biscotti al cioccolato e una grande busta di caramelle: tra le poche informazioni che avevo trovato su internet, avevo letto che la sua famiglia era formata da diversi bambini. Con molta gratitudine, nello sguardo del mio interlocutore si accende una luce da giovane ghiotta volpe.
Nascondendo la scatola di biscotti sotto la maglia, Roland mi sussurra: “Questi li prendo io, le caramelle le darai te ai bambini questa sera a cena”. Annuendo, gli sorrido complice.

Roland se ne va, dicendomi che sarebbe tornato da lì a una mezz’ora per mostrarmi la zona circostante.
Pochi minuti dopo arriva la moglie, che con poche parole di inglese immerse in un fare timido e colmo di profonda dolcezza, si presenta e mi prepara la stanza: con un fascio di piccoli rami spazza il pavimento e ne colloca al centro un materasso. Prima di uscire, scioglie la zanzariera fino ad allora nascosta tra i pali che sorreggono il tetto.
Nel frattempo, il vento forte ha liberato il cielo dalle nuvole e io inizio a prendere confidenza con questo luogo incontaminato.

Il cellulare non prende ma questo non ha importanza (anzi): per tempo, ho già avvisato la mia famiglia in Italia, che per alcuni giorni non avranno mie notizie. Capisco così, come mai Roland non rispondeva alle mie chiamate: qua non c’è un segnale artificiale, solo una forte connessione con l’ambiente circostante.

Il bagno rimane fuori, a pochi metri dalla lunga casa. In realtà i bagni sono quattro: quattro porte inserite in una piccola struttura fatta in parte di mattoni e per il resto da tavole di legna. Due di questi hanno il water e un lavandino, i restanti contengono una doccia. L’acqua è fredda e non c’è lo sciacquone: accanto alla tazza del water c’è un secchio che viene riempito con l’acqua di un rubinetto posto un pò più in alto; all’interno di questo recipiente più grande, una specie di piccola casseruola di plastica con il manico, galleggia e assolve alla funzione di sciacquone.

C’è la luce elettrica, sia nel bagno che nella lunga casa, ma capisco subito che di notte sarà bene non accenderla in quanto non ci sono vetri alle finestre: nell’oscurità totale, qualunque tipo di animale, insetti in primis, accorrerà verso la fonte luminosa.

Nell’attesa che Roland torni, osservo attentamente quella che per alcuni giorni sarà la mia casa, una longhouse in stile Rungus.

L’etnia Rungus e le loro longhouses

Si chiama Momogun Rungus ed è un gruppo etnico del Borneo che vive principalmente attorno alla città di Kudat, nella parte più settentrionale dello stato di Sabah.
Tradizionalmente i Momogun Rungus, erano di religione animista.
Le donne ricoprivano un ruolo estremamente importante nella società ed erano considerate sacerdotesse.

Nel corso dei secoli, le terre del Borneo furono profondamente influenzate dall’arrivo di popolazioni e culture differenti come quella cinese, musulmana ed infine inglese.
Ad oggi, la quasi totalità della popolazione Rungus è di religione cristiana, e l’industrializzazione ha fortemente spostato i nuclei familiari dai villaggi verso le città.

La parte di popolazione ancora legata alle tradizioni, come lo è la famiglia di Roland, attribuisce grande importanza al riso, considerato l’alimento base.
La sussistenza di queste famiglie, si basa inoltre sulla coltivazione di manioca, mais, verdure, patate dolci, frutta esotica come mango, papaya e banane. Le principali proteine animali derivano dalla pesca e dall’allevamento di polli.

I Momogun Rungus o semplicemente Rungus, vivono in longhouses, cioè in case lunghe, dove ogni famiglia ha una propria grande stanza separata da una sala comune che funge da luogo deputato al lavoro collettivo ed ai momenti di socializzazione.

La longhouse è eretta sopra una palafitta, alta circa un metro e mezzo da terra.
Il tetto è basso e le pareti esterne dell’abitazione fatte di bambù, sono inclinate verso l’esterno per permettere un buon ricambio di aria.
Un tempo, vi erano longhouses davvero molto grandi, formate anche da più di 70 porte. Ad oggi invece, queste abitazioni non superano le 10 porte.

Nella longhouse in cui abita Roland, oltre alla sua famiglia, vivono anche i genitori di lui ed il fratello più giovane con la rispettiva famiglia, per un totale di 16 persone. Durante i pasti, mangiano tutti insieme in una stanza adiacente alla cucina: ogni gruppo familiare però, siede a terra formando un cerchio a sé stante.
Io facevo gruppo con i genitori di Roland 🙂

etnie del Borneo Malese

la lunga casa nel villaggio di Lupa Masa

La vita a Lupa Masa

Si chiama Lupa Masa il villaggio dove Roland è nato, e dove ancora abita con la sua famiglia.
Roland ha 41 anni, una moglie e 5 figli, 3 maschi e 2 femmine. Il più grande di loro ha 16 anni, e la più piccola un paio di mesi al momento del mio incontro (giugno 2018).

Lupa Masa sono due parole malesi che tradotte in italiano significano “dimentica l’ora“. E difatti il tempo a Lupa Masa sembra essersi fermato ad una data vicina alla sua stessa primordiale creazione. La natura è ancora intatta e la mano cementificatrice e distruttrice dell’uomo, è ancora per fortuna lontana.
Non ci sono strade asfaltate qui.

Roland mi accompagna verso il mare.
Attraversiamo una passerella sopra un ruscello che diventa poi una laguna prima di arrivare al mare.
La nostra passeggiata su questo sentiero in mezzo alla foresta, dura circa 5 minuti e i nostri passi sono accompagnati dal canto degli uccellini e dal rilassante suono dell’acqua che scorre fino al mare. Di tanto in tanto, un forte fruscio proveniente dai cespugli o dalle fronde degli alberi, cattura la mia attenzione e mi fa arrestare. Roland mi spiega che possono essere delle scimmie oppure delle big lizard, delle grandi lucertole. “Ma quanto grandi?” mi domando io…

il tempo si è fermato in questo villaggio del Borneo

il fiume che raggiunge il mare

Arriviamo alla spiaggia, deserta.
La sabbia è molto chiara, quasi bianca, soffice come borotalco e ricoperta qua e là di semi trasportati dalle correnti.
Sulla sinistra, la laguna, scambia l’acqua tra il fiume e il mare, ed è sovrastata da un alta scogliera ricoperta di verde. Dello stesso colore è il mare lungo la battigia, che poi si mescola con il blu a mano mano che lo sguardo si sposta sempre più lontano verso l’orizzonte.
A destra, la spiaggia continua formando una semi luna che termina allungandosi con i suoi scogli sul mare: poco più in là, si trova Tip of Borneo, la punta più settentrionale di tutto il Borneo.

In questo paesaggio lontano da tutti, dove tutto sembra essersi fermato dimenticando l’ora, siamo solo io, Roland, un cane nero che ci ha seguiti sino a qui ed il vento.
Il vento soffia molto forte, fa volare la sabbia e le onde del mare sono grosse, potenti e rumorose.
Fino a un paio di settimane fa, il mare era calmo come una tavola, mi dice Roland. “Che fortuna” penso io…

Sulla spiaggia a una ventina di metri dal mare, ci sono una piccola capanna con una parte del tetto in lamiera ed un’altra struttura di legno recintata: quest’ultima è la nursery per le tartarughine!!

Domando a Roland se per quella notte ha in programma di andare sulla spiaggia con lo scopo di avvistare tartarughe che depositano le uova. Purtroppo mi conferma che in quel periodo (seconda settimana di giugno) non sono previsti arrivi di tartarughe madri, e che comunque sarebbe troppo pericoloso sostare sulla spiaggia di notte, in quanto le forti raffiche di vento, frequentemente provocano la caduta degli alberi.
“Che fortuna” penso io…

Il progetto di Roland per la salvaguardia delle tartarughe: i sognatori salveranno il mondo

Durante i 4 giorni trascorsi a Lupa Masa, mi sono appassionata sempre di più al progetto di Roland, tanto da volerlo aiutare.
Roland, insieme ad altre persone, gestisce attualmente la Kudat Turtle Conservation Society, una piccola associazione che ha per scopo la conservazione delle tartarughe marine del Borneo.
Tra febbraio e marzo di quest’anno (2018), 4 mamme tartaruga sono tornate qui per depositare le loro uova.

Nel tempo, la presenza delle tartarughe, si è di molto ridotta, mi racconta Roland.
Le cause di questo evento negativo, sono riconducibili in parte a fenomeni globali come l’inquinamento e i cambiamenti climatici, ed in parte ad eventi locali, che hanno visto negli ultimi tempi, alcuni sfortunati (e già naufragati) tentativi di costruire attività ricettive vicino alla spiaggia. Luci elettriche, musica e rumori in generale, di fatto allontanano le tartarughe!

Roland è nato a Lupa Masa e intorno al 2000, mosso dalla voglia di salvaguardare l’ambiente in cui è nato, ha iniziato spontaneamente, la sua attività di protezione delle tartarughe.
Con il passare degli anni, alcune persone vicino a lui, hanno iniziato ad interessarsi al suo progetto e ad aiutarlo.
Alcuni anni dopo, è così nata la Kudat Turtle Conservation Society.

Roland è solo un volontario. Non percepisce stipendio. La stato malesiano che finanzia a macchia d’olio la deforestazione a favore delle tossiche piantagioni di olio di palma, non contribuisce minimamente ad aiutare il progetto di Roland.

Attualmente la società è formata da 11 persone. Molte di queste, possono dedicare al progetto di salvaguardia delle tartarughe marine, solo una piccola parte del proprio tempo, causa impegni familiari e lavorativi.
L’impegno di Roland, è invece full time.

L’esempio di Roland e il bene che da un villaggio arriva a tutto il mondo

Roland mi mostra dell’immagini sul cellulare. Vi ha salvato delle foto di tartarughe, e ora mi spiega quali sono le specie che arrivano lì sulla spiaggia a pochi passi da Lupa Masa, il suo villaggio.

Roland è nato con le tartarughe ed è cresciuto in mezzo a loro, in un ambiente incontaminato e remoto, ma che purtroppo non è invulnerabile di fronte ai cambiamenti climatici e all’inquinamento dell’uomo.

A mano a mano che il tempo passava e lui cresceva, quest’uomo malesiano, si è accorto che quelle compagne di vita che cadenzavano le stagioni con i lori arrivi e la successiva nascita di tanti piccoli esserini goffi durante la corsa verso la vita e verso il mare, erano diminuite.
Roland un giorno, si è domandato che cosa potesse fare per aiutare le sue amiche e permettere alle generazioni future, di poter godere dello stessa fortuna che aveva avuto lui.

Roland poteva poco contro i cambiamenti climatici e l’inquinamento globale, ma capì che qualcosa si poteva e si doveva fare:
tentare di  arrestare i comportamenti scorretti e nocivi che si realizzavano vicino a lui.

Spinto da una grande passione per questo animale e dalla voglia di tutelare l’ambiente naturale che lo circondava, Roland iniziò a controllare la spiaggia, manifestando una grande lungimiranza.

Si accorse così che alcuni animali, come ad esempio delle grosse lucertole, durante la notte scavavano nella sabbia e si nutrivano di uova di tartaruga. Oppure, e di certo è ancor peggio, alcune persone imitavano gli animali: forse a causa di alcune leggende che attribuiscono poteri particolari alle uova di tartaruga, anch’essi nell’oscurità, raggiungevano i luoghi di nidificazione e se ne andavano con il bottino pronto per essere venduto nei mercati di contrabbando.

Una legge del governo malese, vieta già da diversi anni, il commercio delle uova di tartaruga: questa normativa però, è valida solo per alcuni territori. Nello stato di Sabah, che accoglie anche il villaggio di Lupa Masa, la legge è in vigore ma non è ancora del tutto rispettata, come è possibile leggere in questo articolo del WWF.

Roland allora, costruì un recinto per le uova di tartaruga, chiuso su ogni lato e con la rete che entrava sotto la sabbia per alcune decine di centimetri: iniziò a portare qui quelle piccole palline bianche che proteggevano i futuri tartarughini.
Gli animali non potevano più scavare e Roland durante le notti di incubazione o nei periodi in cui le mamme tartarughe venivano a depositare i loro piccoli, iniziò a pattugliare la spiaggia allontanando così la mano ladra dell’uomo.

Nel villaggio di Lupa Masa tutti sapevano che un giovane ragazzo di nome Roland aveva iniziato a difendere le tartarughe.
La voce si sparse nei i villaggi vicini, e alcune persone iniziarono ad aiutare Roland.
Roland non era più solo, e anzi, gli abitanti delle spiagge limitrofe, iniziarono a chiamarlo per proteggere anche le uova depositate in quest’altri territori.

Roland si recava da loro, con delicatezza raccoglieva le uova e le portava nel vicino terrario di Lupa Masa. Fu necessario poi costruire un nuovo terrario perchè quello precedente si era fatto troppo piccolo.
La gente del posto, iniziò ad ammirare Roland, altri invece lo guardavano con diffidenza, forse perchè ancora interessati al contrabbando delle uova di tartaruga.

tutela dell'ambiente e degli animali

qui le uova di tartaruga vengono protette

Sembra una favola ma invece è realtà

Io ascoltavo Roland affascinata. La sua tenacia, il suo ottimismo ed altruismo mi scaldavano il cuore ed ancora una volta di più, ero felice di trovarmi lì. Sapevo che quel posto mi aveva chiamato a se e che quel viaggio bizzarro per raggiungere un villaggio dal nome dimentica l’ora, l’avrei fatto ancora una volta se ne avessi avuto la possibilità.
Ma c’era ancora una cosa che non riuscivo a capire.

Vicino alla longhouse dove vivevo momentaneamente io, avevo visto un serpentone di bottiglie di plastica unite insieme da una corda che le attraversava tutte internamente. Le avevo viste poco dopo essere arrivata lì, e capirne il motivo era sulla lista delle domande da fare a Roland.

Come tutte le sere dopo aver finito di cenare, restavo in compagnia di tutta la famiglia all’interno della grande sala in comune.
Roland ed io parlavamo delle tartarughe e di com’era lo scorrere della vita nel villaggio e nel mio mondo occidentale.
Con gli altri membri della famiglia, comunicavo con sorrisi e gesti.

Ogni tanto, mentre eravamo seduti sul divano, i bambini arrivavano correndo per rubare la nostra attenzione e distorglierci dai nostri discorsi da adulti. Un’allegria semplice e sincera, permeava tutte le pareti di legno di quella lunga casa, e io riassaporavo lo stesso sapore dolce di quando la prima volta, appena raggiunta questa meta, vidi ai piedi della palafitta, le tante calzature appartenenti a piedi grandi e a piedi piccoli.

Chiesi a Roland a cosa servissero tutte quelle bottiglie di plastica legate una ad una e lasciate per terra accanto all’altra lunga casa.
Seduto alla mia sinistra, lui mi guarda dall’alto con il suo solito fare benevolo, e con grande innocenza mi dice che vuole costruire una tartaruga gigante…

Io l’osservo stupita, tra l’incredulo ed il dubbio di non aver compreso bene.
Lui continua il suo racconto.

Roland ha un altro progetto oltre a quello di salvaguardare le tartarughe del Borneo.

Con tutte le bottiglie di plastica portate dalle correnti marine (problema purtroppo presente anche qui) e con quelle abbandonate dalla mancanza di educazione ecologica (problema purtroppo presente anche qui), intende costruire un’enorme tartaruga in 3D dal diametro di circa 10 metri!! 

Roland, la tutela degli animali e dell'ambiente

ricorda sempre di sognare in grande e prova sempre a realizzare i tuoi sogni

Come aiutare Roland

Forse è superfluo descrivere la magia che si genera quando Roland ti racconta il suo progetto.
E’ impossibile non essere contagiati dal suo entusiasmo ed essere coinvolti in questo suo sogno, o almeno, questo è quello che è successo a me.

Ammiro molto Roland, perchè nella sua semplicità ed umiltà, rappresenta un esempio per il suo popolo, un esempio per grandi e piccini. Lui è l’alternativa, ed è consapevole che il suo modo di fare, sta muovendo anche altri nella giusta direzione.

Mi sono impegnata con Roland, nell’aiutarlo a costruire la struttura rigida che conterrà la tartaruga di plastica.

L’estate appena passata, grazie ad un mercatino che si tiene nel mio paese, ho raccolto dei soldi proprio per questo progetto.
Ringrazio tutte le persone che hanno dato il loro contributo, e anche Roland vi ringrazia!!

Se vuoi aiutare Roland, lo puoi fare.
Puoi contattare me oppure contattare direttamente Roland a questo numero di cellulare +60 198124577

Come ho già scritto, tieni presente che a Lupa Masa non c’è segnale internet ne una normale copertura telefonica. Ma sono rimasta d’accordo con Roland, che almeno una volta a settimana, lui si recherà in un posto dove il suo cellulare ha rete.

Roland è contento che i buoni viaggiatori, visitino il villaggio di Lupa Masa.
Lui vi darà ospitalità e da mangiare come ha fatto con me.
I costi sono davvero effimeri, soprattutto se paragonati all’esperienza che vivrete.
Questo è quello che ho pagato io:

  • 3 notti
  • 3 colazioni
  • 3 cene
  • 2 volte accompagnata in auto da Lupa Masa a Tip of Borneo (andata e ritorno, 7 chilometri a tratta)
  • trasferimento, di ritorno, da Lupa Masa a Kudat (all’andata avevo speso circa 10 euro di taxi)

Totale = circa 40 euro

Puoi inoltre aiutare Roland nel pattugliare la spiaggia durante i periodi di nidificazione delle tartarughe, e a mantenere pulita la costa facendo così crescere il serpentone di bottiglie di plastica.
Non dimenticarti di portare un buon anti repellente!!

Finiti i miei giorni a Lupa Masa, Roland mi riaccompagnò a Kudat.
Ci salutammo con l’impressione che un giorno, prima o poi, ci saremmo rivisti.

Ultima ora

Mentre tentavo di finire di scrivere questo articolo, una decina di giorni fa, Roland mi invia una foto.
Inizialmente non avevo capito bene.

Nei giorni precedenti, una pioggia estremamente forte si era abbattuta su Lupa Masa, facendo crollare la passerella di legno che permette di attraversare il fiume e di raggiungere poi il mare.
Per fortuna, tutte le persone del villaggio stanno bene.

aiuta il tuo prossimo e l'Universo aiuterà te

la passerella distrutta dalla pioggia…

Non avevo ancora spedito i soldi ricavati dal mercatino sopra accennato.
Altre persone, saputa la sventurata notizia, mi hanno contattata, e il 20 dicembre scorso, grazie all’aiuto di più persone, sono riuscita ad inviare a Roland, 270 euro 🙂

Grazie ancora a tutti!!!
E non dimentichiamoci mai che, i sognatori salveranno il mondo!

chi difende la natura, difende anche te, sii grato

Roland, l’uomo che salva le tartarughe del Borneo

 

Spero che questo articolo ti abbia in qualche modo aiutato.
Grazie per la tua lettura.
Cristina – Bagaglio a Bordo

2 commenti
    • Cristina
      Cristina dice:

      Sono molto felice che ti sia piaciuto il racconto su Roland e le tartarughe del Borneo 🙂
      Grazie Giusi, un bacio!!

      Rispondi

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