America australe

Viaggio in Patagonia, informazioni e curiosità

Tempo di lettura: 7 minutes

Con questo primo articolo, inizia il racconto del mio indimenticabile viaggio in Patagonia. Durante l’itinerario, di poco superiore alle 3 settimane, non c’è stato nemmeno un giorno in cui abbia dubitato della meta scelta.
Credetemi, un viaggio alla fine del mondo, non potrà mai deludervi.
Le emozioni che qui vivrete e le immagini ricordo dell’infinita e variegata bellezza che solo questa terra può offrire, faranno entrare per sempre la Patagonia nella vostra pelle, nel vostro sangue, nel vostro Bagaglio a Bordo.

Ho viaggiato in Patagonia tra il 12 marzo ed il 4 aprile di quest’anno, 2019.

Come sempre, anche questo è stato un viaggio che mi sono personalmente organizzata, cercando prima informazioni su internet e fonti varie, ma soprattutto raccogliendo direttamente dalla gente del posto, suggerimenti e notizie fresche, che hanno fatto modificare il mio itinerario quasi giorno per giorno (quest’ultimo, è uno degli aspetti che più mi piace e che caratterizza il mio modo di viaggiare).

Nei prossimi articoli, vi racconterò il mio itinerario passo per passo, i relativi costi, che cosa vedere e come spostarsi da un luogo all’altro. Vi racconterò anche come ottimizzare il vostro tempo ed il vostro itinerario: lo ammetto, qualcosina l’avrei potuto organizzare meglio, ma del resto come si dice, bisognerebbe sempre passarci due volte 🙂 ed almeno, i miei pseudo errori potranno essere utili a qualcun altro 😉

viaggio fai da te alla Fine del Mondo

12 marzo 2019 Bagaglio a Bordo arriva in Patagonia!!

INFORMAZIONI GENERALI E CURIOSITÀ DALLA PATAGONIA, TUTTO QUELLO CHE DEVI SAPERE PRIMA DI PARTIRE

Potrei scrivere tantissimo su questo argomento, ma invece mi soffermerò solo sugli aspetti che considero più interessanti nel pianificare un viaggio in Patagonia, sia da un punto di vista pratico che da un punto di vista “culturale”.
Spero di aggiungere qualcosina in più rispetto a quello che già sapete 🙂

La Patagonia tra due confini – Occhio al passaporto

La Patagonia si sviluppa su due Stati: il Cile e l’Argentina.
Il confine tra questi due Paesi si estende, nella sua totalità, per più di 5000 chilometri, guadagnandosi il primato di confine politico più lungo del Sud America, e collocandosi al terzo posto a livello mondiale dopo il confine tra gli Stati Uniti ed il Canada (1° posto) e quello tra il Kazakistan e la Russia (2° posto).

Circa 1/3 di questi 5000 chilometri di confine, si trovano all’interno della Patagonia, che come potete ben immaginare, non avrebbe per sua natura separazioni o barriere di tipo politico e amministrativo.

Tenere presente questo elemento è molto importante, perché equivale a dover effettuare i classici controlli doganali ogni qualvolta si attraversi la linea di confine; in questo caso però, i controlli saranno doppi, nel senso che dovrete prima far visionare il vostro passaporto in uscita nel Paese che state lasciando, per poi a breve distanza, ripetere la stessa procedura nel Paese in cui state per entrare.

A volte i controlli saranno rapidi e quasi informali, ma sicuramente tutte le volte che farete ingresso in Cile, dovrete aspettare un po’ e sarete sottoposti ai rigidi (e poco coerenti) controlli per l’importazione di prodotti di origine vegetale e animale.
Questo argomento merita un approfondimento in un altro post.

Fortunatamente, per lo meno durante il 2019, anno in cui ho effettuato il viaggio in Patagonia, non sono previste tasse doganali (terrestri o aeree), per l’uscita dai due Stati: l’unica volta che ho dovuto pagare qualcosa (l’equivalente di 1,80 euro), è stata quando mi sono imbarcata nel porto di Ushuaia (Argentina) per raggiungere la più meridionale Isla Navarino (Cile).

I cittadini italiani che vogliono viaggiare in Patagonia, non necessitano di visto per soggiorni inferiori ai 90 giorni.
L’unico documento necessario, è il passaporto, con una validità residua di almeno 6 mesi al momento dell’ingresso nel Paese straniero.
Accertatevi inoltre, di avere abbastanza pagine libere sul vostro passaporto per apporre i visti (in ingresso e in uscita): sia ad Uhuaia che a Porto Williams, è infatti possibile gratuitamente, ricevere il timbro che certifica di essere stati nei luoghi più australi alla Fine del Mondo.

Patagonia cilena

i paesaggi selvaggi della Patagonia

L’immensità della Patagonia – Che cosa vedere

La Patagonia si sviluppa in un’area di circa 1 milione di chilometri quadrati, il triplo in termini di dimensioni, del suolo italiano.

Partendo da questo dato di fatto, si capisce bene che, o si ha davvero tantissimo tempo per visitare questo territorio oppure, e questa è l’opzione più plausibile, si dovrà fare una scelta in base ai propri gusti, su ciò che si desidera vedere, tenuto conto inoltre della stagionalità: se desiderate fare trekking, dovrete di certo escludere i mesi dell’inverno australe (la nostra estate), mentre, se cercate di avvistare le balene, dovrete viaggiare in specifici periodi dell’anno e raggiungere determinate località, così da aumentare la probabilità dei vostri incontri.

Io ad esempio, siccome ho viaggiato in Patagonia tra i mesi di marzo e aprile, ho escluso a priori dal mio itinerario la Penisola di Valdes (Argentina), luogo in cui, la possibilità maggiore di osservare i grandi cetacei, va da ottobre a novembre.
Sono stata comunque molto fortunata, perché nel canale di Beagle ho visto la mia prima balena!!!

Un’altra informazione, forse scontata ma da non sottovalutare, è il fatto che la Patagonia sia ancora (fortunatamente) una terra selvaggia: ghiacciai, vulcani, fiumi, foreste, montagne, fiordi, canali, costituiscono questo stupendo territorio.
Se da un lato questi elementi naturali sono alla base del fascino che circonda la Patagonia e che ci spingono ad organizzare qui un viaggio all’insegna della libertà e dell’avventura, per contro, dobbiamo ricordare che gli spostamenti tra un luogo e l’altro, non sono sempre agevoli e veloci, e che il clima ancora una volta, gioca un ruolo predominate.

La mia scelta su cosa vedere in Patagonia, è stata fortemente influenzata dalla voglia di conoscere i fiordi cileni e lo stretto di Magellano: del resto, quale viaggio può essere più avventuroso di quello che ripercorre le rotte dei grandi esploratori?

Perciò, da come si può capire, il mio primo viaggio alla fine del mondo, ha rivolto di più l’attenzione verso il lato cileno, includendo però come prima tappa, l’arrivo ad Ushuaia e la conoscenza in seguito della città di El Calafate e del vicino Perito Moreno, facenti invece parte della Patagonia argentina.

cosa vedere in Patagonia

Ushuaia e il Glacier Martial

Quando andare in Patagonia

Da un punto di vista climatico, il miglior periodo per visitare la Patagonia, va da novembre a marzo, quando da noi in Italia è autunno/inverno, mentre al contrario nell’emisfero australe, si ha la stagione della primavera e poi dell’estate.
Effettivamente, è buona cosa tenere in considerazione codesto dato: da queste parti può davvero fare freddo, e condizioni meteorologiche troppo estreme, vi limiteranno molto durante la vostra permanenza.

Un ulteriore consiglio che vi do, e che a suo tempo mi fu dato da un ragazzo incontrato per caso nelle Filippine (ma residente da qualche parte nella Patagonia), è di vistare questa Terra tra la fine del mese di febbraio ed il mese di marzo.
Il motivo è più che altro di tipo economico: la Patagonia è cara, davvero cara, e perciò in quest’ultimo periodo che precede l’arrivo del loro autunno, è abbastanza probabile che inizino a manifestarsi i primi segni della rigida stagione che verrà.

L’esordio di un freddo più consistente e di un clima che incomincia ad essere meno stabile (ma che fortunatamente non ho trovato), fanno in parte diminuire la percentuale dei numerosi turisti che qui arrivano da ogni angolo della Terra: è perciò possibile risparmiare tra la fine di febbraio ed il mese di marzo.

quando viaggiare in Patagonia

tramonti australi

Origine del nome Patagonia

Non ne abbiamo certezza visti i tanti secoli trascorsi e le poche notizie in nostro possesso.
Quello che sappiamo, è che nel 1520 la spedizione capeggiata dall’esploratore portoghese Ferdinando Magellano, approdò sulle coste dell’odierna Patagonia.
Questo evento, rappresenta il primo contatto tra gli europei ed i nativi dell’America australe.

Non sappiamo se sia leggenda oppure realtà, ma le poche informazioni riguardanti questo incontro, descrivono una popolazione locale con delle caratteristiche fisiche molto particolari: si parla infatti di uomini alti circa 2 metri e con dei piedi molto grandi, da qui il termine Patagonia (dal portoghese pata che significa zampa).

Gli indigeni (fino a non moltissimo tempo fa), proteggevano il loro corpo dal freddo grazie all’uso di pelli di animali. Immaginatevi perciò, come le loro “calzature” fossero imponenti, e facessero apparire i loro piedi più grandi del consueto.
In tutta sincerità, trovo molto affascinante questa teoria.

Don Patagonia, un salesiano piemontese alla fine del mondo

Sarà per il fatto che era un italiano, per di più un prete (e l’immagine di un uomo che con gli abiti sacerdotali scala una montagna è piuttosto singolare), ma durante il mio viaggio in Patagonia, in più di un’occasione, ho avuto la conferma di quanto sia stata importante l’opera (non tanto religiosa ma piuttosto esploratrice) di Alberto Maria De Agostini.

Questo salesiano, arrivò in Patagonia nel 1910, più per compiti religiosi che per altre finalità; in realtà i suoi superiori conoscevano bene lo spirito di avventura del giovane sacerdote, e perciò identificarono adatta a lui, questa terra dell’estremo sud davvero ancora poco conosciuta.

Provate ad immaginare come poteva essere la Patagonia più meridionale 100 anni fa…
La grande passione di De Agostini, ebbe il sopravvento su tutto il resto, e in quella terra ancora interamente da esplorare, trovò ampiamente pane per i suoi denti.
Si racconta avesse un’energia inarrestabile durante la sua attività di alpinista ed esploratore.

Si mise a scalare montagne, e per più di 30 anni, si addentrò tra i massicci montuosi della Tierra del Fuego e della Patagonia australe. Entrò in contatto con popolazioni indigene oramai estinte (in un altro articolo vi racconterò il mio emozionante incontro con l’ultima Yaghan), fotografò e documentò la sua lunga esperienza alla Fine del Mondo.

Grande fu il contributo che De Agostini, anche grazie alla prima e coraggiosa fotografia aerea, apportò alla cartografia ancora carente dell’epoca, e grazie all’operosità sua e di altri salesiani, le cartine geografiche di questa terra lontana, riportano tantissimi nomi italiani.

Ma soprattutto, Don Patagonia (come fu affettuosamente rinominato dagli abitanti del posto), attraverso immagini e filmati, si schierò a difesa delle popolazioni indigene sfruttate dal colonialismo dell’epoca, denunciando le pessime condizioni di vita degli autoctoni.
Poco poté fare per evitarne l’estinzione, ma per lo meno dobbiamo ringraziare la sua attività di documentarista per averci tramandato, anche solo con le immagini, l’esistenza di popolazioni di cui certamente non avremmo avuto notizia.

Don Patagonia, all’età di 73 anni, guidò la prima ascesa alla conquista del Monte Sarmiento (nella parte cilena della Tierra del Fuego), e l’anno dopo nel 1957 (3 anni prima della sua morte), ebbe un ruolo decisivo nel pianificare la prima ascesa in assoluto sulla vetta della Torre Norte del famosissimo Torres del Paine (fisicamente compiuta dall’italiano Guido Monzino).

Successivamente nel 1963, un’altra spedizione italiana conquista per la prima volta anche la vetta della Torre Sur del Torres del Paine: questa torre, in onore di Don Patagonia, è stata denominata Torre De Agostini.

Scusate se ogni tanto, la mia parte più romantica, prende il sopravvento…
Ma non potevo non ricordare questo interessantissimo personaggio, ancora vivo nella memoria degli abitanti della Patagonia, e dell’amico Francisco che nel suo ostello di Puerto Natales, mi parlò di un uomo che vestito con una “sottana”, scalava le montagne…

Per saperne di più, leggete questo interessante documento (testo in spagnolo).

alla scoperta della Patagonia

Parco Nacional Torres del Paine

Quanto costa un volo per la Patagonia – La mia esperienza

Innanzitutto, almeno che non abbiate in programma di raggiungere la Patagonia con una nave, per prima cosa dovrete procurarvi un biglietto aereo.

Avere delle date di viaggio flessibili, è sempre, a prescindere dalla meta, un buon presupposto per poter risparmiare.

Ho acquistato il mio biglietto nel novembre 2018. Come sempre inizio la ricerca consultando siti come skyscanner.it.
Quello che più mi piace di questo sito, è l’opzione di ricerca con destinazione “Ovunque”. Ecco, questa cosa io la adoro, perché davvero ti si apre davanti un mondo che sembra molto vicino a te e con accanto il rispettivo prezzo: lo ammetto, questo è lo shopping che preferisco!!

Stavo smanettando al PC oramai da diverse ore, quando, non ricordo nemmeno esattamente in quale sito fossi arrivata, leggo di un volo con destino Ushuaia a 300 euro. Partenza da Roma Fiumicino. Compagnia aerea LATAM. 300 euro!!

Che ve lo dico a fare? Per poco non mi prende un colpo. Con gli occhi sbarrati e le mani tremanti, mi fiondo sul sito di LATAM.
Trovo il mio volo: partenza da Roma Fiumicino il giorno 11 marzo 2019 ed arrivo ad Ushuaia il giorno seguente. 3 voli, 2 scali. “Cavolo”, esclamo con gli occhi lucidi, “me ne vado in Patagonia!!!!!”

Qui inizia un’odissea che fortunatamente si risolve in maniera positiva.
Credo che il sito della compagnia aerea fosse andato in tilt (e ci credo, con quel prezzo!), per cui, nonostante vari tentativi, non riuscivo ad effettuare l’acquisto del biglietto.

L’ansia e la paura di perdere questa occasione erano salite alle stelle, ma decisa a non mollare, telefono a LATAM.
Mi risponde una ragazza che definire gentile è un eufemismo, ed avanza l’ipotesi che il volo sia al completo.

Udite queste parole, una parte di me era già andata in frantumi e stava iniziando ad incassare il colpo, ma quell’altra parte di me reagì prontamente, facendomi dire all’operatrice che io vedevo ancora sul mio schermo la possibilità di comprare quel biglietto, anche dopo aver aggiornato la pagina.

Il mio angelo al telefono, mi comunica che essendo in difetto la compagnia aerea (forse per un problema di sistema), ho comunque diritto a comprare quel volo, e che procederemo all’acquisto per via telefonica, insieme.
Oh, non mi era mai successa una cosa così!

Anche in questa maniera, il primo tentativo non va a buon fine, ma prova e riprova, riesco finalmente ad avere un posto sul quel benedetto aereo diretto alla Fine del Mondo!

Di nuovo un elogio alla compagnia aerea LATAM, in quanto, avendo fatto l’acquisto del biglietto nella modalità appena descritta, mi sono stati erroneamente addebitati 20 euro in più, soldi che nel giro di pochi giorni, mi sono stati restituiti.
Vi lascio le immagini a dimostrazione di ciò che ho scritto finora 😉

costo biglietto aereo per Ushuaia

esattamente, ho pagato 307,21 euro per arrivare in Patagonia!!

come risparmiare per la Patagonia

il messaggio del rimborso 😉

Sicuramente la mia esperienza è un’eccezione, perché un biglietto aereo andata/ritorno per la Patagonia, può costare tranquillamente 1000 euro.
Inoltre, il prezzo da me pagato, si riferisce solo al trasferimento in andata: ho proseguito il viaggio fino a Manaus (Brasile) e da qui, sono poi tornata in Europa.

Ultime informazioni per un viaggio in Patagonia: vaccini, abbigliamento e lingua ufficiale

Per un viaggio in Patagonia, non sono necessari particolari vaccini, ma non dimenticatevi di fare una buona assicurazione sanitaria.

Vestitevi a strati, la cosiddetta “cipolla”: giacca a vento calda e impermeabile soprattutto se volete passare molte ore (come ho fatto io) sul ponte dei mezzi marittimi (per ammirare i paesaggi ed avvistare animali); per lo stesso motivo, portatevi un paio di guanti (che non vi limitino nell’uso della macchina fotografica); copritevi bene la testa (fa freddo in mezzo ai ghiacciai); non dimenticate un paio di t-shirt (ebbene si, troverete giornate di sole e fa caldo quando si cammina nei parchi); scarponcino impermeabile da trekking; intimo termico (a seconda della temperatura, potrete usare i leggings da soli, o sotto ad un altro indumento).

La lingua ufficiale è lo spagnolo, non troppo difficile per noi italiani.
E’ sempre positivo sforzarsi di imparare un minimo di parole nella lingua del Paese che si sta visitando.
Per favore (lo so, sarò un po’ polemica), non siate come quei turisti (per lo più di lingua anglofona), che in Sud America salutano il prossimo con “Hi” o “Hello”.
Oh, è davvero facile dire “Hola“.

In attesa del prossimo articolo sul mio viaggio in Patagonia, vi saluto con questa immagine:
qui sto attraversando i fiordi cileni a bordo di un traghetto commerciale che, da Puerto Williams (la vera cittadina più australe del mondo), mi porterà fino a Punta Arenas!!! 😉

informazioni per un viaggio in Patagonia

navigando tra i ghiacciai alla Fine del Mondo

Clicca qui per continuare a leggere il mio racconto sulla Patagonia, e per conoscere quale è stato il mio itinerario.

Clicca qui per conoscere il racconto del mio incontro con l’ultima discendente degli Yágan, la tribù più australe del mondo.

 

Spero che questo articolo ti abbia in qualche modo aiutato.
Grazie per la tua lettura.
Lascia un commento.
Cristina – Bagaglio a Bordo 

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4 commenti
  1. Gabriele Baracchi
    Gabriele Baracchi dice:

    Bello il racconto del tuo viaggio anche io lo feci alcuni anni fa e come dici tu è un viaggio stupendo!!!!!! Comunque tu lo hai descritto molto bene BRAVA ciao

    Rispondi
    • Cristina
      Cristina dice:

      Ciao Gabriele! Benvenuto su Bagaglio a Bordo 🙂
      Mi fa molto piacere che ti sia piaciuto l’articolo. Grazie 🙂
      Anche per te, Patagonia nel cuore. Indimenticabile!
      A presto, saluti dal Mexico (è per questo che ti rispondo in ritarado 😉 )

      Rispondi
  2. Felix
    Felix dice:

    Que lindo artículo amiga, se puede imaginar lo lindo de la Patagonia, me encanta leer como representas fielmente todo. solo falta saber el precio que pagaste desde puerto natales por los fiordos hasta Caleta tortel en barco.
    Un gran abrazo amiga Cristina.

    Rispondi

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