Per favore, non toccate le tartarughe marine
Ritrovarsi a nuotare al fianco di una tartaruga marina, è sicuramente il sogno di molti di noi. Protagonista di miti e leggende, questo animale tra i più antichi al mondo, genera in chi lo guarda, un profondo sentimento di tranquillità e meraviglia.
Simbolo di saggezza e longevità, la tartaruga marina purtroppo oggi, si trova tra gli elenchi delle specie a rischio estinzione.
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Non è la prima volta che all’interno del mio blog, parlo delle tartarughe, e a questo punto inizio a pensare che tra me e questo animale, ci sia davvero un forte legame.
Se ancora non lo hai fatto, ti invito a leggere una straordinaria storia che viene dal Borneo, il ricordo dei giorni trascorsi insieme a Roland, un uomo malese che ha posto la salvaguardia delle tartarughe marine tra le sue ragioni di vita:
qui trovi la prima parte
e questa è la seconda
TARTARUGHE MARINE: ULTIMA CHIAMATA PER FERMARE L’ESTINZIONE DI UN ANIMALE TROPPO IMPORTANTE PER TUTTO IL MONDO
LE ORIGINI
Il nome tartaruga deriva dal termine greco ταρταροῦχος ed è una fusione tra la parola “tartaro” (luogo mitologico, probabilmente collocato nel profondo abisso) e la parola “abitare” o “agire“.
Grazie a dei fossili ritrovati in una zona sud-occidentale della Cina, possiamo affermare che le prime proto-tartarughe apparsero sulla faccia della Terra durante il periodo tardo Triassico dell’era mesozoica, cioè ben 220 milioni di anni fa!!
Appartenente alla classe dei rettili, la tartaruga abita 3 differenti tipi di habitat: 241 specie vivono in acqua dolce, 45 specie sono terrestri (in questo caso si parla di testuggini, proprio a causa del diverso ambiente di vita), infine solo 7 specie sono considerate tartarughe marine.
Ad eccezione dell’Antartide, le tartarughe abitano in tutti i continenti, con una maggiore biodiversità nelle regioni tropicali e sub-tropicali. Riflettendoci sopra, credo sia proprio per questo motivo che numerosi popoli e culture lontane e differenti, hanno attribuito un’enorme varietà di significati a questo nostro rettile.
LE TARTARUGHE TRA MITI E LEGGENDE DAL MONDO
Credetemi, sono davvero tantissimi i racconti che hanno come oggetto la tartaruga. Durante la scrittura di questo articolo, come sempre preceduta da una minuziosa ricerca e verifica dei dati, io stessa sono rimasta senza parole dalla mole di informazioni che ho trovato. Mi si è aperto un mondo (infinito) su questo quotato e metaforico animale. Perciò qui, riporterò solo i fatti a mio avviso più interessanti.
Nell’antica Grecia del V secolo a. C., il filosofo Zenone di Elea, formulò una teoria che aveva come protagonisti Achille ed una tartaruga. Lo sviluppo di questa teoria è secondo me un poco contorto, ma del resto, il concetto di Zenone è considerato come uno dei più celebri paradossi matematici… Visto che io e la matematica siamo due rette parallele, non ve lo sto a descrivere, ma se volete (dopo aver letto il mio articolo), potrete andarlo a cercare 😉
Sempre dalla Grecia, arriva la leggenda di Chelone scritta da Esopo. La ninfa Chelone, per via della sua pigrizia ed il forte attaccamento alla propria casa, rifiutò l’invito di presenziare alle nozze di Zeus; gli Dei considerarono un oltraggio la sua assenza alla cerimonia, e come punizione, la condannarono a portarsi per sempre dietro la sua casa.
E’ interessante ricordare che il nome originale della Tartaruga verde, sia proprio Chelonia Mydas (la seconda parola è anch’essa di origini greche, e significa “umida”).
Nei primi secoli del cristianesimo, la povera tartaruga venne considerata l’incarnazione dello spirito del male. Questa connotazione negativa, sembra essergli stata attribuita in base ad una frase riportata sul Levitico, antico testo sacro di interesse sia ebraico che cristiano: “E de’ rettili che van serpendo sopra la terra, sienvi immondi questi, cioè: ogni specie di donnola, e di topo, e di testuggine”.
Detto questo, la credenza che ne consegue, è che la tartaruga sia condannata a vivere nell’oscurità (simbolo di ignoranza) in quanto essa è costretta ad abitare all’interno del suo guscio. Inoltre, a causa del peso del peccato che si porta dentro, non può far altro che muoversi lentamente.
Totalmente differente, è la visione dei Maya. Per loro questo animale era in stretto rapporto con le stelle e le costellazioni, tanto da attribuire alla costellazione di Orione, il nome di Stella delle Tartarughe. Sempre riguardo alla cultura Maya, il sole e la luna sfuggirono alla distruzione proprio grazie alla protezione di un guscio di tartaruga.
Per gli indiani d’America, la tartaruga era considerata un totem (entità naturale o soprannaturale che diviene oggetto di culto), rappresentante la forza di Madre Natura. Secondo questa credenza, la nostra bestiolina ci invita a prendere la vita con calma, così da avere sufficiente tempo per riflettere sulle scelte da prendere, sulle risposte da dare, tenendo sempre i nostri piedi ben piantati a terra… Inoltre la tartaruga non è obbligata a rimanere in un solo posto, perché può portare la sua casa con sé; questo le consente di non essere legata ad alcun luogo e di trovare sempre nuove opportunità ovunque vada.
Mentre nelle fiabe africane si parla della tartaruga come del più intelligente tra gli animali, in Cina questa è considerata un animale sacro, simbolo di longevità, potere e tenacia.
Nel pensiero indù, si ritiene che il mondo poggi sulle spalle di 4 elefanti a loro volta sorretti dal guscio di una tartaruga. Da qui nasce il mito di Akupara, una testuggine che regge sopra al suo carapace l’intera Terra, cielo compreso.
Kurma, è uno dei dieci avatara (dal sanscrito “discesa sulla terra della divinità“) di Visnù, divinità maschile che protegge il mondo ed il Dharma (dal sanscrito “il modo in cui le cose sono” o più semplicemente la “Legge Cosmica”).
Kurma è una tartaruga gigante, e più in generale nel pensiero dualista indiano, la tartaruga rappresenta la parte femminile, mentre l’elefante quella maschile. In base ai miei studi di meditazione svolti in India, aggiungo brevemente che Ha (parte maschile) rappresenta la forza ed il sole, e Tha (parte femminile) è espressione della calma e della luna: insieme formano Hatha, l’unione bilanciata e perfetta degli opposti, fulcro appunto dell’Hatha Yoga.
Ci tengo a ricordare in questo articolo, l’importanza data alla tartaruga da parte dei popoli devoti alla Pachamama (dal quechua “Madre Terra”, divinità venerata dagli Inca e dagli altri popoli andini, come gli Aymara e i Quechua). La tartaruga qui, è simbolo di calma, pazienza, capacità di sviluppare nuove idee e di comprendere i propri limiti, rispetto degli altri, fiducia in se stessi, tenacia e difesa non violenta; anche in questa cultura, questa bestiola è associata al femminile.
Durante il mio terzo ed ultimo viaggio in Sud America, dopo aver passato di pochi chilometri il confine che separa il Cile dalla Bolivia, ho comprato dalle mani di un’anziana signora boliviana dalle lunghe e grigie trecce, l’oggetto che vedi qua sotto. Ecco di nuovo lei, il nostro mitico rettile.

nella cultura andina, il simbolismo della tartaruga è così importante che in questa terracotta viene rappresentata per ben due volte.
Nell’anno 2000, prende vita il World Turtle Day, la Giornata Mondiale della Tartaruga. Lo scopo è ovviamente quello di sensibilizzare la popolazione, circa il rispetto e la salvaguardia di questa specie animale. In tutto il mondo quindi, il 23 maggio viene festeggiata la Giornata mondiale della tartaruga.
LE TARTARUGHE MARINE ED IL RISCHIO ESTINZIONE
La tartaruga, uno degli animali più antichi del nostro pianeta, è riuscita a sopravvivere per secoli e secoli, abitando non solo un reale spazio fisico, ma anche l’immaginario dei più disparati popoli della Terra. Arricchendo con la sua bellezza ed unicità la nostra vita, presente e passata, questo rettile si ritrova oggi con tutte le sue 7 specie marine, all’interno della lista degli animali a rischio estinzione. Mai come ora, la tartaruga marina vede il proprio futuro seriamente minacciato.
L’estinzione di una specie, è un fenomeno biologico naturale che si sviluppa molto lentamente nel tempo: attraverso la comparsa di nuove specie che vanno a sostituire quelle vecchie, l’ecosistema mantiene sempre il suo equilibrio.
Purtroppo questo equilibrio si è rotto da tempo. Forse non tutti sanno che proprio mentre io sto scrivendo e tu stai leggendo, è in corso la sesta estinzione di massa nella storia del nostro pianeta.. Per la prima volta IN MILIONI DI SECOLI, la responsabilità di tutto questo, non è da attribuire ad un meteorite, o ad una glaciazione oppure all’aumento della temperatura. No, questa volta la colpa è tutta la nostra, e l’UNICO RESPONSABILE E’ L’UOMO…
Quanto appena scritto, è la triste constatazione a cui sono pervenuti numerosi studiosi ed esperti del settore. Io non voglio fare terrorismo, ma non posso nemmeno fare finta di non vedere e non sapere.
A partire dalla Rivoluzione Industriale del 1760, il frutto delle attività umane, ha avuto effetti devastanti su tutto l’ecosistema. Logicamente, a mano a mano che il nostro (apparente?) benessere aumentava, questo, come il rovescio di una medaglia, si abbatteva senza pietà e con un ritmo esponenziale, su tutte le altre forme di vita attorno a noi.
Deforestazione, esplosione demografica, cementificazione, introduzione di specie animali e vegetali allogene, riscaldamento globale, uso scellerato dei territori, reti a strascico e pesca selvaggia, inquinamento, plastica, turismo irresponsabile: tutte queste azioni umane, ci hanno portato all’attuale disastro ambientale.
Così, mentre la popolazione mondiale è aumentata fino a raggiungere i 7,69 miliardi di persone nel marzo 2019, la biodiversità (intesa come varietà di organismi viventi), sta perdendo tra le 15000 e le 30000 specie all’anno.
In poco più di 250 anni si sono estinte almeno 12 specie di tartaruga. L’ultima ad abbandonarci definitivamente, è stata una tartaruga del tipo Chelonoidis abingdonii. Questa abitava nelle isole Galapagos, più precisamente sull’isola Pinta. Era stata ribattezzata George ed è morta il 24 giugno del 2012.
Tra tutti i rettili, la tartaruga ha il triste primato di essere l’animale con il maggior numero di specie a rischio estinzione:
SPECIE IN PERICOLO CRITICO
– Tartaruga liuto, Dermochelys coriacea – è la tartaruga marina più grande al mondo, può raggiungere 2 metri di lunghezza e 600 kg di peso
– Tartaruga embricata, Eretmochelys imbricata – tartaruga marina con caratteristico carapace a forma di cuore
– Testuggine raggiata, Astrochelys radiata – di grandi dimensioni, è una testuggine che vive nel Madagascar meridionale
– Tartaruga di Kemp, Lepidochelys kempii – tra le tartarughe marine è quella di minori dimensioni ed è anche quella a maggior rischio estinzione
SPECIE IN PERICOLO
– Caretta, Caretta caretta – è una tartaruga marina ed è possibile incontrarla anche nel nostro Mar Mediterraneo
– Tartaruga verde o franca, Chelonia mydas – tartaruga marina, può pesare fino a 230 kg e con molta fortuna può essere avvistata nel Mediterraneo
– Tartaruga bastarda olivacea, Lepidochelys olivacea – piccola tartaruga marina, può scendere oltre i 150 metri di profondità
– Tartaruga a dorso piatto, Natator depressus – è la tartaruga marina che depone le uova più grandi ma in minor numero
SPECIE VULNERABILI
– Tartaruga gigante delle Galapagos, Chelonoidis nigra – è una testuggine che può raggiungere 300 kg di peso e 200 anni di età
– Tartaruga gigante di Aldabra, Aldabrachelis gigantea – è una testuggine, e a questa specie appartiene la tartaruga in vita più longeva del mondo. Abita sull’isola di Sant’Elena, a circa 2000 km ad ovest dall’Angola e con i suoi 187 anni compiuti durante il 2019, possiede il titolo di animale terrestre più vecchio sulla Terra.
Potete ben notare, come tutte e 7 le specie di tartarughe marine esistenti sul nostro pianeta, siano a vario titolo, a rischio estinzione.

per favore, facciamo tutto il possibile affinché le tartarughe marine non si estinguano per sempre!!
L’IMPORTANZA DI DIFENDERE LE TARTARUGHE: LE COSE DA NON FARE
Quando abbiamo la fortuna di incontrare una tartaruga marina, ricordiamoci sempre che quel essere ricoperto da un carapace dall’aspetto massiccio ed impenetrabile, è in realtà una vita vulnerabile, delicata e degna di rispetto.
Ricordatevi questo, anche di fronte ad una tartaruga terrestre gigante. Quando sono stata alle isole Galapagos, non ne ho mai toccata una.
La tentazione di farlo sarà tanta, lo so. Ma resistete.
Vi farebbe piacere se ogni sconosciuto che incontrate vi toccasse? Se questo non bastasse, immaginatevi di prendere un bel morso da questi animali. Non credo possa essere un’esperienza piacevole, sicuramente sarà indimenticabile e comunque spero faccia tanto male!!!
COSA NON FARE QUANDO SI INCONTRA UNA TARTARUGA MARINA:
– Non fiondatevi verso di lei! Datele il tempo di farvi notare ed entrate con calma nel suo mondo (ricordiamoci sempre che noi siamo gli ospiti).
– Non mettetevi davanti bloccandole il passo, ma anzi nuotatele di fianco. La tartaruga in questo modo non si sentirà minacciata.
– Non avvicinatevi troppo. Osservatela ad una distanza di almeno 1,5 metri. Godetevi lo spettacolo e non fate altro.
– Non fate rumore e nuotate con calma. La tartaruga viene spaventata sia dai movimenti bruschi che da un tono di voce troppo alto (snorkeling).
– Non inseguitela, restate al suo lato per pochi minuti e poi lasciatela andare. Nel video che tra poco ti mostrerò, le sono rimasta accanto fino a quando ho sentito che lo potevo fare. Poi lei, mi ha in qualche modo fatto capire, che avrebbe continuato il suo viaggio da sola. Ho ringraziato questo momento e l’ho salutata. Del resto, c’è sempre un addio (o un arrivederci..).
– Non nuotate proprio sopra di lei e lasciatele sempre spazio per risalire a respirare. Le tartarughe possono nuotare molto velocemente e scappano via quando si sentono molestate.
– Non fotografate mai alcun animale con il flash, tanto meno una tartaruga.
– Non date cibo alle tartarughe, non ce n’è bisogno. Riflettete sul fatto che questi animali sono indipendenti fin dal loro primo giorno di vita..
– NON TOCCATE LE TARTARUGHE!! Per principio, per rispetto, per non molestarle, per non trasmettere a loro eventuali malattie. E se questo non bastasse, anche per evitare di beccarsi una bella multa com’è previsto dalla legge in molti Paesi.
Le tartarughe marine molestate, conservano un pessimo ricordo di questa esperienza e di noi umani. Per questo motivo, al prossimo incontro con la nostra specie, molto probabilmente cercheranno di sottrarsi alla nostra sgradevole attenzione. E’ possibile inoltre, che questi animali modifichino i loro abituali siti di aggregazione o stazioni di pulizia, proprio con lo scopo di cercare luoghi in cui non possano essere né viste, né disturbate.
CONCLUSIONI
Salvaguardare le tartarughe è di fondamentale importanza, non solo perché è giusto che esse vivano, donandoci per di più la gioia nel poterle osservare, ma anche per la rilevanza che la loro esistenza ha su quella di altre specie.
Infatti, essendo la tartaruga un animale erbivoro, carnivoro o onnivoro, ed abitando in quasi tutti gli habitat naturali, si può comprendere quanto la sua funzione all’interno dell’ecosistema e sulla catena alimentare, sia di vitale rilevanza.
Inoltre la tartaruga, trasporta sementi all’interno del proprio apparato digerente, ed è stato addirittura osservato, che la germinazione di alcuni semi è maggiore dopo che questi sono transitati attraverso il corpo del nostro rettile.
In riferimento a quest’ultimo concetto e con un po’ di fantasia, immaginativi quanto possa essere lungo (e fertilizzante) il viaggio di una tartaruga marina, attraverso i fondali dei nostri mari e oceani. Un viaggio che come abbiamo visto, può durare molto più di 100 anni per una testuggine e fino ai 70-80 anni per una tartaruga marina.
Termino questo articolo, lasciandovi con un video che ho girato nelle Filippine. Il mio amico Roland dal Borneo, mi ha informato che si tratta di una tartaruga verde (Chelonia mydas) femmina, una specie considerata a rischio, come abbiamo visto.
Proprio in questi giorni Roland, mi ha inviato alcune foto di uova di tartaruga da poco depositate sulla spiaggia di fronte alla sua longhouse. Prima o poi, non so in quale parte del mondo, riuscirò a vederle anch’io con i miei occhi, magari nel preciso momento in cui si schiudono.
Sempre con rispetto, perché è questo ciò che conta.
Mi stavo dimenticando di scrivere, che nel video qui sotto, per la prima volta ho utilizzato una mia canzone “Lascia Perdere Le Stelle“.
.. chissà, forse in passato, sono stata per davvero una tartaruga marina..
“Quando l’ultimo albero sarà stato abbattuto,
l’ultimo fiume avvelenato,
l’ultimo pesce pescato,
l’ultimo animale libero ucciso.
Vi accorgerete che non si può mangiare il denaro.”
Spero che questo articolo ti abbia in qualche modo aiutato.
Grazie per la tua lettura.
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Cristina – Bagaglio a Bordo
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Purtroppo l’uomo non bada come priorità alla salvaguardia del nostro ecosistema, né tantomeno si preoccupa dell’estinzione delle specie che via via, attraverso le sue azioni incentrate sulla crescita di produzione, causa. E’ necessaria una presa di coscienza, è necessario un cambio di paradigma che nella nostra società è diventato solamente emulativo, trasmissivo e meccanicistico. Impariamo ad assumerci le responsabilità di ciò che causiamo intorno a noi.
Ciao Elisa, grazie per il commento 🙂
Sono d’accordo con te e credo che l’essere umano, in generale, abbia perso di vista quali siano “le cose importanti” della vita.
Secondo me, troppo spesso e sempre più spesso, sta venendo meno il rispetto che ogni individuo deve avere nei confronti di chi lo circonda: i propri simili, la natura, gli animali.
Il benessere, forse, ci ha portati ad essere sempre più egoisti e sempre più desiderosi di imporre la supremazia – umana e personale – nei confronti degli altri, non importa a quale costo.
Frequentemente, poi, ci comportiamo senza pensare alle conseguenze delle nostre azioni, come nel caso di chi tocca le tartarughe marine oppure le disturba per farsi un selfie.
Possiamo nuotare accanto a una tartaruga ma rispettando delle semplici regole, ed è questo il messaggio che ho voluto dare nell’articolo.
Grazie ancora per il tuo commento, mi ha fatto molto piacere leggere qui il tuo pensiero.
Dobbiamo imparare a prenderci cura l’uno dell’altra e viceversa.
A presto.