un cielo magico

L’emozione di un’aurora boreale

Tempo di lettura: 3 minutes

Come quasi tutte le sere all’imbrunire, fermavamo il furgone nei pressi del luogo che avremmo visitato il giorno dopo.
Quella volta, eravamo dalle parti di Diamond Beach, la “spiaggia dei diamanti”, situata nella costa meridionale dell’Islanda.
Intorno a noi solo neve e ghiaccio, e un piccolo chiosco che il giorno dopo avrebbe riaperto i battenti per accogliere i turisti di passaggio.
Ancora non sapevamo che quella notte avremmo vissuto una delle emozioni più forti della nostra vita!

C’erano un sacco di stelle in quella notte di febbraio del 2018.
Sembrava che la via lattea potesse toccare la terra, rimanendo comunque ancorata al cielo, risplendendo la sua luce sopra il ghiaccio ed il bianco della neve, di tanto in tanto, solcati da forti folate di vento.

Avevamo già mangiato, cucinato nel furgone e tra poco saremmo andati a dormire, in mezzo a quel silenzio che più volte avrei rimpianto una volta arrivata a Delhi (la tappa successiva del mio viaggio di 6 mesi…).
Di notte, solo le frequenti tempeste di vento ci facevano compagnia, smuovendo con un brivido lungo la schiena il furgone.
Come sempre, noi eravamo e siamo solo ospiti della Natura, la quale ci accoglie con un abbraccio nel suo mondo.
La Natura regna sovrana, soprattutto in Islanda.

Alla ricerca di un’Aurora Boreale

Quella notte, prima di dormire, andammo in perlustrazione.
Erano più o meno le 22:30, e le previsioni meteorologiche circa la possibilità di vedere l’aurora boreale erano pari allo 0%.
La temperatura si aggirava intorno ai – 5°.

Ci incamminammo giù per un sentiero che ci avrebbe condotti vicino agli iceberg immersi nell’acqua ghiacciata.
Le torce da testa erano accese. Camminavamo lentamente perché nell’oscurità, non era facile individuare i numerosi lastroni gelati: un passo falso e l’ennesimo capitombolo si sarebbe aggiunto a quelli precedenti!!
Ad ogni passo inoltre, il mio sguardo si dirigeva verso i paletti gialli e rossi che indicavano il sentiero. Li guardavo con un sentimento di speranza misto ad ansia e terrore, poiché in mezzo al buio e alle raffiche di vento che facevano volare la neve, quei piccoli picchetti colorati, erano l’unico modo per ritrovare al ritorno, il nostro furgone.

Se ci fossimo persi, saremmo sicuramente morti. Non dovevamo essere lì, lo so. Ma eravamo come stregati e respiravamo la forza selvaggia dell’aria islandese. Cercavamo l’aurora boreale, le stavamo dando la caccia in maniera pacifica. Eravamo lì anche per Lei. Soprattutto per Lei.

L’incontro con la Signora dei cieli del nord

Camminammo circa un quarto d’ora e raggiungemmo l’acqua; il furgone non era più visibile già da un pezzo.
In mezzo al buio, in lontananza, si intravedevano gli enormi blocchi di ghiaccio che emergevano da questo piccolo torrente non troppo lontano da Diamond Beach.
La luce delle stelle si rifletteva su di loro e sopra la neve.
Il paesaggio era irreale.

Ma mentre stavo osservando tutto questo, vidi comparire qualcos’altro.

un incontro che lascia senza parole

uno dei soggetti più difficili da fotografare!

Stavamo ancora camminando, ed io ero l’ultima della fila.
Davanti a me, i miei sconosciuti compagni di viaggio parlavano (racconterò poi in un altro articolo, com’è nato questo gruppo di pazzi esploratori).

Alle spalle dei miei nuovi amici, scrutavo il cielo, in silenzio, in cerca di Lei..

Ad un certo punto nel buio più totale, vidi qualcosa di strano.
Sentii il sangue ghiacciarsi dentro le vene e i brividi scuotermi la pelle. Per un attimo non respirai; poi una gioia bambina, mi avvolse tutta come fosse la coperta più calda e soffice del mondo, e un piccolo laghetto sorridente, si formò sul bordo inferiore dei miei occhi.

Una tenda di colore verde, una gigantesca tenda di un sipario di teatro, si muoveva in alto alla mia destra e sopra la mia testa!
Lentamente danzava, srotolando sinuosamente le pieghe del suo tendaggio, come fosse un serpente che si muove sulla sabbia.

E’ stato davvero tutto molto rapido. Non credevo ai miei occhi..

I miei compagni di viaggio non si erano ancora accorti di nulla e continuarono a camminare.
Chiamai Emad, che mi precedeva di pochi metri nella fila, l’unico maschio del gruppo, colui che ha avuto il coraggio di scattare queste foto e gli dissi: “Emad, look the sky…”.

Tutto il gruppo si fermò. In quell’istante capii che la mia non era stata un’allucinazione né un sogno.
Rimanemmo in silenzio per alcuni istanti, il viso girato verso l’alto. Gli occhi e la bocca spalancati. Non sentivamo più freddo, ma solo una gran felicità e tanta, tanta gratitudine.

Era Lei, l’Aurora Boreale che prendendosi gioco degli esperti del meteo, da lassù ci stava salutando.

Fu bellissimo! Ci abbracciammo, e ancora adesso che sto scrivendo, l’emozione è così forte che solo chi ha avuto la fortuna di poter assistere ad un simile spettacolo, può comprenderne la magia…!

Non era un’aurora boreale forte, era tenue, e non è durata a lungo.
Ma mai dimenticherò quella tenda verde di sipario appesa in cielo, che giocava a danzare in mezzo al firmamento..

Le foto che ho pubblicato in questo articolo, sono state fatte da Emad, molto più preparato di me sul pezzo.
Non ritraggono la “tenda”, ma un’altra zona all’orizzonte contornata dal ghiaccio e dalla neve. Credetemi, è davvero tanto, tanto difficile fare foto in queste condizioni!

Le notti a seguire, tornammo ancora a caccia di aurore boreali, ma Lei, la Signora dei cieli del nord, rimase nascosta nell’aria gelata…

Grazie Emad, grazie Garlic Team!

 

Spero che questo articolo ti abbia in qualche modo aiutato.
Se così è stato, lascia un commento.
Grazie per la tua lettura.
Cristina – Bagaglio a Bordo

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